Ricerca e precariato: il contributo invisibile dietro il successo dell’INAF

Domani, 14 marzo 2025, con l’inaugurazione della mostra Macchine del Tempo alle OGR di Torino, l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) celebra ancora una volta la sua eccellenza scientifica e il suo ruolo di primo piano nella ricerca astrofisica internazionale. Un successo che non sarebbe possibile senza il prezioso contributo di centinaia di ricercatori, tecnologi, tecnici ed amministrativi precari, il cui lavoro rappresenta l’ossatura fondamentale di molti progetti chiave dell’Istituto.

Circa la metà del personale INAF coinvolto nella realizzazione di questo evento è precario. In tutto l'Istituto, sono circa 640 i lavoratori precari, di cui circa 280 già immediatamente stabilizzabili secondo Legge Madia come risulta dalla ricognizione ufficiale del 31/12/2024. Molti di questi ricercatori e tecnologi hanno dedicato anni – in molti casi oltre un decennio – alla crescita della ricerca italiana, ma continuano a vivere in una condizione di incertezza lavorativa, con l’impossibilità di pianificare il proprio futuro e il rischio concreto di disperdere competenze fondamentali per il sistema della ricerca nazionale.

La situazione del precariato negli Enti Pubblici di Ricerca, e in particolare all’INAF, non è solo un dramma personale per chi la vive, ma rappresenta un danno per il Paese intero. Ogni volta che un precario è costretto a lasciare l’ente, spesso per trasferirsi in istituti esteri, si perde un capitale umano altamente specializzato, si interrompono filoni di ricerca, si compromette la competitività dell’Italia sullo scacchiere internazionale. In questo modo, si rende pure vano l'investimento economico fatto dallo Stato Italiano nella formazione di queste persone dalla scuola fino al dottorato di ricerca. Nonostante le vaghe promesse di reperimento di fondi straordinari per la stabilizzazione dei precari INAF (nonchè per tutti gli altri Enti di ricerca), finora nessuna risorsa è stata stanziata a questo scopo. Senza un rapido e concreto intervento mirato, sarà impossibile evitare l'esplosione del problema.

Per iniziare il percorso di stabilizzazione ad oggi per i circa 150 precari INAF “comma 1” (cioè precari stabilizzabili immediatamente, senza concorso) servirebbero appena 9 milioni di euro annui mentre, per i circa 130 precari “comma 2” (precari stabilizzabili tramite concorso riservato), la cifra sarebbe ancora inferiore. Si tratta di risorse molto modeste nel bilancio statale, ma fondamentali per garantire il futuro della ricerca italiana.

Chiediamo quindi al Ministero dell’Università e della Ricerca di intervenire al più presto con uno stanziamento straordinario per la stabilizzazione immediata dei precari INAF, riconoscendo il valore e il contributo imprescindibile di questo personale alla crescita dell’astrofisica italiana. Senza questo passo, l’Italia rischia di perdere talenti preziosi e di compromettere il proprio ruolo nei grandi progetti di ricerca internazionale.

Oggi celebriamo il successo dell’INAF con Macchine del Tempo, ma vogliamo ricordare che il viaggio nel futuro della ricerca italiana passa necessariamente attraverso il riconoscimento e la tutela di chi, ogni giorno, lavora con dedizione e passione per la scienza del nostro Paese.