
Che fine faranno gli istituti d’arte?
E’ una domanda che da tempo si chiedono in particolare i docenti e gli studenti degli istituti d’arte, da quando cioè il Parlamento ha approvato la legge delega n. 53/03


E’ una domanda che da tempo si chiedono in particolare i docenti e gli studenti degli istituti d’arte, da quando cioè il Parlamento ha approvato la legge delega n. 53/03 In quella legge, infatti, nulla si dice di questo “pezzo” molto particolare dell’attuale scuola secondaria superiore. E’, infatti, peculiarità degli istituti d’arte tenere insieme, nell’attività ordinaria, il sapere e il fare, la progettazione e la realizzazione di un prodotto, quello artistico, che per sua natura, è espressione della capacità del pensiero di ideare qualcosa che poi si realizza.
Separare questi momenti, riconoscendo al sapere una supremazia rispetto al fare, come si evince dalle proposte ministeriali sui licei, significa per gli istituti d’arte, se ricondotti sotto l’ala dei licei, una condanna alla scomparsa e alla perdita proprio di quella peculiarità che ne costituisce elemento vitale.
Ma la scomparsa di questo patrimonio sarebbe l’orizzonte che si profila anche nel caso, invece, in cui gli istituti d’arte fossero assimilati agli istituti professionali che, come noto, per questo Governo dovrebbero essere regionalizzati.
E’ questo l’esempio fra i più eclatanti della miopia delle scelte della legge 53/03 sul secondo ciclo: nel paese che costituisce il più grande museo all’aperto del mondo, la maggioranza di centro destra semplicemente dimentica gli istituti d’arte, custodi di una tradizione che non solo non va cancellata ma al contrario conservata gelosamente e valorizzata.
Per sostenere queste ragioni, in Abruzzo il 24 settembre scorso la quasi totalità degli istituti d’Arte sono scesi in piazza, a testimoniare la loro esistenza ed il valore del loro lavoro.
E’ stata una giornata piena di iniziative, alcune di indubbia creatività, come dimostrano alcuni flash scattati nelle piazze e nelle vie dei paesi che hanno visto studenti e insegnanti impegnati a manifestare contro queste ipotesi di abbandono e di negazione.
E’ stata una giornata festosa, che si riprodurrà in altre regioni, perché non può passare nel silenzio e nell’indifferenza la scomparsa di un settore che negli anni ha contribuito e contribuisce a costruire l’immagine positiva del nostro Paese nel mondo.
Roma, 20 ottobre 2004
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