
Liceo del made in Italy: il secondo flop del Ministro Valditara
Inseriti su piattaforma Unica i pochi corsi disponibili per le iscrizioni. Tra pressioni e resistenze, si parte comunque con un salto nel buio.


Dal 23 gennaio 2024 sono stati inseriti su Unica, la piattaforma del Ministero dell’Istruzione per le iscrizioni, i 92 corsi di Liceo del Made in Italy disponibili nelle diverse regioni d'Italia: 17 in Sicilia; 12 in Lombardia; 12 nel Lazio; 9 in Puglia; 8 nelle Marche; 8 in Calabria; 6 in Abruzzo; 5 in Toscana; 3 in Liguria; 3 in Piemonte; 3 in Veneto; 2 in Molise; 1 in Basilicata; 1 in Emilia Romagna; 1 in Sardegna; 1 in Umbria. Mentre in Trentino, Valle d’Aosta e Friuli non vi sono state adesioni, la Regione Campania ha posto rilievi rispetto alla mancanza di prospettive chiare e non ha autorizzato le scuole richiedenti. Tra le 92 adesioni, 75 sono istituzioni statali e ben 17 provengono da scuole paritarie, queste ultime concentrate in Lazio 5, Lombardia 5, Marche 4 e 1 in Piemonte, 1 in Toscana e 1 in Veneto.
Il Ministro Valditara ha fatto ricorso a qualunque tipo di pressione per favorire il successo di questo indirizzo, già a partire dalla prima stesura della legge che, è bene ricordarlo, inizialmente prevedeva la soppressione dell'opzione economico sociale del liceo delle scienze sociali. Successivamente il Ministero, che ha indetto numerose conferenze di servizio finalizzate a informare i dirigenti scolastici sulle novità del nuovo percorso, dapprima ha dovuto autorizzare la proroga dei termini per la presentazione delle delibere, per poi essere costretto a far slittare al 23 gennaio il primo giorno di iscrizione al liceo del made in Italy, previsto per tutti gli altri al 18 gennaio 2024.
Anche a fronte di tante incertezze, i Collegi dei docenti hanno temuto di deliberare l'attivazione di questo nuovo indirizzo per due fondamentali motivi:
- in primo luogo, i licei delle scienze umane, gli unici autorizzati almeno per l’anno scolastico 2024/25 a richiedere l’istituzione nuovo indirizzo, sono stati obbligati, contestualmente, a sopprimere un corso di liceo economico sociale per ogni nuova attivazione di liceo del made in Italy autorizzata;
- in secondo luogo, l'incompletezza della proposta formativa e dei relativi piani orario del triennio, ha determinato un clima di incertezza anche relativamente alla salvaguardia degli organici.
Come FLC CGIL abbiamo contrastato questo progetto sin dal suo esordio, annunciato direttamente dalla Presidente Meloni in occasione della 55esima edizione di Vinitaly a Verona, perché determina la dispersione dell’importante patrimonio culturale e professionale rappresentato dal Liceo economico sociale che ha sviluppato un profilo formativo caratterizzato da competenze particolarmente avanzate negli studi afferenti alle scienze giuridiche, economiche e sociali. Inoltre, sul piano prettamente sindacale, siamo preoccupati per il destino di quei docenti le cui cattedre subiranno la diminuzione delle ore di insegnamento oltre che per il coinvolgimento diretto delle aziende nel co-progettare i percorsi formativi come previsto anche con l’istituzione della Fondazione “Imprese e competenze”. Consideriamo pericolosa, infine, l’opportunità attribuita alla Fondazione di ricevere finanziamenti da soggetti pubblici e privati perché ciò produrrà una immediata differenziazione dell’offerta formativa tra istituti anche in base al contesto territoriale di appartenenza.
La volontà del ministro Valditara di forzare per l’avvio del liceo del made in Italy costituisce l’ennesimo tentativo di declinare metodologie e contenuti didattici funzionali rispetto al mercato del lavoro e al sistema delle imprese che le scuole hanno chiaramente rispedito al mittente.
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