
Educazione civica: il Ministro forza i tempi per anticipare all’anno scolastico 2019/2020
Un decreto ministeriale per attuare la sperimentazione. Per la FLC una scelta inopportuna che mette in difficoltà le scuole


Il Ministro dell’Istruzione ha inviato stamattina al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione con procedura d'urgenza il decreto che consente, già dal prossimo settembre, l’avvio dell’insegnamento dell’educazione civica in tutte le scuole, trasformando questo primo anno di applicazione in una sperimentazione obbligatoria nazionale.
Il Consiglio ha 15 giorni per esprimere il proprio parere, obbligatorio ma non vincolante, dopodiché si potrà partire con la programmazione della nuova disciplina.
Il decreto si è reso necessario per bypassare l’art. 2 della L.92/2019 che ne avrebbe rinviato, di fatto, l’applicazione al 1° Settembre 2020.
Colpisce che il Ministro, in una fase di grave crisi politica che rischia di travolgere definitivamente provvedimenti ben più urgenti, come quello per la stabilizzazione dei precari, abbia voluto imprimere un’accelerazione tanto inopportuna quanto intempestiva, che impedirà alle scuole di prepararsi adeguatamente alla novità legislativa.
La legge sull’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica, approvata in Parlamento a larghissima maggioranza, ha suscitato tra i docenti preoccupazioni, in particolare per la vastità dei contenuti proposti, per la non risolta questione del rapporto tra insegnamento disciplinare e aspetti trasversali, per il monte ore dedicato, da “ritagliare” all’interno del curricolo. Riteniamo inoltre che permangano molti aspetti da chiarire per quanto riguarda la figura del coordinatore e la complessa questione della valutazione, ridotta nel testo di legge alla semplice attribuzione di un voto in decimi.
Di fronte a tante criticità, lo slittamento al 2020 era stato dai noi auspicato e sollecitato al fine di concedere alle scuole un anno di tempo per elaborare strategie e progetti utili a dare valore e centralità all’apprendimento civico, coerentemente con il PTOF e le specificità delle scuole e dei territori in cui operano; il rinvio avrebbe inoltre consentito di migliorare e arricchire il provvedimento attraverso un ampliamento dell'organico e del tempo scuola, evitando il consueto sovraccarico di compiti a risorse invariate.
Crediamo che per superare da un lato una sterile impostazione disciplinare e nozionistica, dall’altro un approccio generico e riduzionistico, occorrano modelli organizzativi centrati su una reale ed efficace corresponsabilità della comunità professionale, l’elaborazione di curricoli verticali che individuino contenuti prioritari e legami di senso con le diverse discipline, valorizzando le buone pratiche già realizzate nelle scuole e in collaborazione con le realtà extrascolastiche territoriali. Si tratta di questioni importanti che richiedono tempo per essere affrontate seriamente e rischiano di essere sacrificate dalla fretta di una compagine governativa più interessata alla propaganda di partito che ai reali bisogni delle scuole.
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