
Filiera formativa tecnologico professionale: con 8,6 alunni a percorso, annunciato il secondo flop
La fredda legge dei numeri descrive una situazione imbarazzante per una riforma che nessuno ha mai richiesto


Si sono chiuse il 10 febbraio le iscrizioni per le scuole dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo di istruzione dopo che, con nota 208 del 3 gennaio 2025 il ministero aveva deciso di spostare in avanti la finestra temporale per la presentazione delle domande di iscrizione la cui scadenza era, inizialmente, prevista al 31 gennaio 2025.
Il rinvio si era reso necessario per consentire, vista la mole di adempimenti previsti dall’apposito avviso nazionale di selezione pubblica, l’adesione più numerosa possibile degli istituti tecnici e professionali statali e della IeFP regionale alla sperimentazione quadriennale della filiera formativa tecnologico professionale.
Con toni roboanti, il ministro Giuseppe Valditara il 21 gennaio 2025 aveva poi salutato il “successo al di là di ogni previsione” della sperimentazione della filiera visto che i 628 percorsi complessivamente autorizzati costituivano “un aumento dei percorsi del 210% rispetto allo scorso anno” mentre le “scuole autorizzate risultavano essere cresciute del 120% passando “da 180 a 396”.
Facendo qualche rapido calcolo, se i 628 percorsi autorizzati dal Ministero fossero stati realmente apprezzati da studentesse e studenti, avremmo avuto come risultato che, calcolando il numero minimo di 25 alunni previsto per le per classi prime della secondaria di secondo grado (DPR 81/2009, art. 16) le iscrizioni avrebbero dovuto essere non meno di 15.700.
Al di sotto di questo limite, francamente, parlare di successo ci sembra comunque inopportuno e fuori luogo. Ma apprendere che, secondo il Ministro, per i dati che ufficialmente sono stati forniti, i “5.449 iscritti al primo anno della filiera del 4+2 (rappresentano) un risultato che segna un aumento straordinario rispetto ai 1.669 dello scorso anno” per la FLC CGIL costituisce una vera e propria inversione della realtà, un’operazione meramente propagandistica che descrive un inesistente successo anche a fronte dell’insuccesso già registrato lo scorso anno.
Basta chiedersi quanti alunni frequenteranno rispettivamente i 628 percorsi autorizzati? La media è impietosa pur calcolando il limite massimo raggiungibile con i passaggi dal quinquennale al quadriennale che innalzerebbero il numero delle iscrizioni a 6.000 unità, sempre secondo le previsioni del Ministro. Ciò significa che ogni percorso sarebbe frequentato, in media, da meno di 10 alunni per classe.
È chiaro che queste cifre testimoniano come, per il secondo anno consecutivo, la riforma della filiera tecnologico professionale, si sia risolta in un flop di proporzioni tali da impedire la sua generalizzazione e assimilazione a modello di riforma dell’istruzione tecnica e professionale pur prevista dal PNRR.
E già possiamo annunciare che questo fallimento imporrà, per il secondo anno consecutivo, il ricorso alle deroghe previste dalla Legge 234/2021, articolo 1, comma 344 utilizzandole, impropriamente, anche per la costituzione delle classi prime dei nuovi percorsi delle sperimentazioni quadriennali tecnologico-professionali, oltre che del liceo del made in Italy, pur di salvare il salvabile e, in qualche modo, anche la sorte di una riforma che nessuno ha richiesto, non solo tra le lavoratrici e lavoratori della scuola ma, soprattutto, nemmeno da parte delle famiglie.
A questo punto servono dati più certi: sapere quanti percorsi saranno attivati effettivamente, con quanti alunni per classe, quali modifiche organizzative si renderanno necessarie, quante e quali risorse saranno messe a disposizione. Sono informazioni che questa volta dovranno essere fornite alle organizzazioni sindacali e di cui a breve, la FLC CGIL avanzerà richiesta anche per avviare un confronto reale su una riforma che sin dall’inizio la FLC CGIL ha descritto come contraria ai reali bisogni formativi di studentesse e studenti e delle loro famiglie.
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