
Istituti tecnici: dubbi anche in Confindustria
Anche nel padronato italiano comincia a serpeggiare il dubbio che l’operazione segregazionista che la legge delega prefigura separando rigidamente la formazione liceale da quella professionale non porti ad alcunché di buono.


Anche nel padronato italiano comincia a serpeggiare il dubbio che l’operazione segregazionista che la legge delega prefigura separando rigidamente la formazione liceale da quella professionale non porti ad alcunché di buono. E’ quello che si evince da un articolo di Silvio Fortuna, delegato del Presidente di Confindustria per l’Education (sic!) pubblicato sabato scorso su Il Sole 24 Ore.
“Schiacciare la seconda gamba sull’unica formula dei corsi di formazione professionale regionale – dice Fortuna – avrebbe a nostro avviso due gravi conseguenze: rinunciare all’argenteria di famiglia costituita dagli Istituti tecnici e favorire un esodo degli studenti verso le filiere meno professionalizzanti.”
Si tratta di un’importante e insospettabile ammissione di fronte a una legge che da una parte prefigura un percorso liceale che più astratto e teorico non si può e dall’altro un’istruzione-formazione professionale breve che sembra solo un avviamento al lavoro.
Come Cgil Scuola abbiamo denunciato subito il taglio eccessivamente astratto, neo-idealistico perfino, di quelle preparazioni anche nei campi tecnologico ed economico. Lo abbiamo paventato ai tempi degli Stati Generali cosiddetti. Lo abbiamo ripetuto nei nostri convegni di Milano (maggio 2002) e Bari (dicembre 2002). Lo abbiamo sostanziato nell’azione sindacale a difesa degli insegnamenti tecnico-pratici e in centinaia di assemblee fatte in questo anno scolastico. Ne abbiamo trovato una conferma documentaria nel primo documento sui licei. Ne abbiamo paventato gli effetti devastanti sulla dislocazione dell’utenza e di conseguenza anche delle risorse umane e materiali.
Sia chiaro: per noi non si tratta certo di riproporre l’attuale Istituto tecnico che va opportunamente riformato, così come si tratta di ammodernare anche le filiere umanistiche e scientifiche del liceo, ma pensare alla tecnologia solo come “idea della tecnologia” è evidente che non è nell’interesse nemmeno dell’industria. Il liceo tecnologico quindi dovrebbe in qualche modo ereditare anche le filiere fondamentali della tecnologia industriale: elettrotecnica, elettronica, meccanica, chimica, ambiente. Concetti non molto differenti vengono espressi dall’esponente di Confindustria.
Non sappiamo se Confindustria fosse a conoscenza delle nostre tesi, ma assumiamo questa posizione come un risultato anche della campagna che da subito abbiamo intrapreso contro il profilo neogentiliano e classista della riforma Moratti.
Roma, 14 maggio 2003
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