
L’educazione degli adulti e l’apprendimento per la vita
Uno dei nove punti del programma per la conoscenza della FLC


L’Educazione degli adulti e l’apprendimento per la vita costituiscono uno dei nove punti del programma per la conoscenza della FLC, data l’importanza che rivestono ai fini dello sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro paese. I dati sull’analfabetismo e sulla bassa scolarizzazione degli adulti in Italia sono noti: una persona su dieci possiede il solo titolo di licenza elementare; il 53% della forza lavoro maschile e il 42% di quella femminile, tra i 30 e i 59 anni, ha il solo titolo di licenza media; meno del 40% degli adulti tra i 25 e i 64 anni è in possesso di diploma.
E sebbene anche in Italia la questione del deficit di alfabetizzazione primaria cominci un po’ alla volta a risolversi, rimane ancora grave il problema dell’alfabetismo funzionale e di ritorno, come evidenziato dalla ricerca internazionale Ial-Sials promossa dall’Oecd, da cui emerge che l’Italia fa parte di un gruppo di paesi in cui il 60% circa delle persone, tra i 16 e i 65 anni, si trovano in situazione di rischio alfabetico.
Sono ben lontani gli obiettivi definiti al summit di Lisbona del 2000: assicurare che il 15% della popolazione attiva adulta partecipi ad attività di lifelong learning, con nessun paese al di sotto del 10% (La percentuale italiana è del 5,1%) e garantire che l' 8% dei ventiduenni abbia assolto l’istruzione secondaria superiore.
Nel dibattito sviluppato durante la discussione del programma, è emersa in modo chiaro la necessità di definire una piattaforma rivendicativa che riconosca specificità del settore EDA inserite però in un contesto di riferimento più ampio e con il pieno apporto della Confederazione: l’educazione degli adulti, nella sua accezione più larga, costituisce, infatti, il settore educativo e formativo in cui converge, una pluralità di soggetti, istituzionali e non.
Roma, 27 settembre 2005
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La proposta della FLC
Bisogna azzerare l’analfabetismo di ritorno nel nostro paese ed elevare i livelli d’istruzione della popolazione.
Per questo occorrono:
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Norme quadro che sanciscano il diritto di ciascuno alla formazione per tutto l’arco della vita, definendo le competenze dello Stato, delle regioni, delle province e dei comuni, in una logica di sussidiarietà;
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Risorse per il potenziamento delle strutture e per incentivi alle persone, sotto forma di detrazioni fiscali (anche rivolte alle imprese) o di banca del tempo educativo o di tempo da computare all’interno dell’orario di lavoro;
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Rafforzamento del ruolo e delle competenze dei servizi per l’impiego anche sul fronte formativo, per garantire il diritto di ciascuno a conoscere ed essere orientato verso le diverse opportunità formative, attraverso la messa in rete con i Centri territoriali Permanenti e con altre strutture pubbliche e del privato sociale presenti nel territorio;
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Strumenti normativi e/o amministrativi e risorse adeguate che da un lato rafforzino il ruolo e alla specificità dei CTP, dall’altro aprano sempre di più le sedi formative a tutte le forme di educazione degli adulti e di formazione permanente (scuola, università, centri di formazione professionale, punti di attività dell’associazionismo ecc.)
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Forme di riconoscimento dei percorsi formativi e delle competenze acquisite anche attraverso esperienze non formali e informali, tramite un sistema di crediti che motivi le persone verso la formazione e favorisca le sinergie tra la scuola e le altre agenzie formative presenti nel territorio, all’interno di meccanismi rigorosi di accreditamento che superino i gravi limiti delle attuali normative;
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Nuovi percorsi professionali per gli operatori dell'educazione degli adulti (docenti, tutor, animatori territoriali ecc.) e processi di formazione per altre figure professionali che vi volessero accedere, in direzione di figure che devono essere dotate di competenze sempre più specifiche;
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Piattaforme territoriali sull’educazione degli adulti, finalizzate a governare unitariamente l’insieme delle risorse (Fondo sociale europeo; leggi 236/93, Fondo interprofessionale) per individuare le priorità ed evitare interventi ridondanti;
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Piattaforme contrattuali che colleghino percorsi formativi certificati allo sviluppo dell'inquadramento e del salario e che garantiscano il diritto alla formazione anche attraverso il rilancio dell’istituto delle 150 ore;
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L’inserimento di ammortizzatori sociali, soprattutto per i giovani e i lavoratori più anziani, finalizzato a sostenere percorsi formativi per il lavoro e in tutte le fasi d'interruzione del lavoro, dovute a licenziamenti, cassa integrazione o altro.
Roma, 27 settembre 2005
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