
Rapporto SVIMEZ 2020 su disparità formative nel sistema scolastico
La ricerca evidenzia l’indebolimento strutturale della scuola nel ridurre i divari ancor prima della pandemia. Secondo la FLC CGIL si conferma la necessità di investire in istruzione.


Presentato il 24 novembre 2020, il Rapporto Svimez 2020 sull'economia e la società del Mezzogiorno dedica una parte della sua analisi ai divari nel sistema di istruzione. Trovano conferma tutte le allarmanti caratteristiche che più volte la FLC CGIL ha segnalato, da ultimo nelle recenti iniziative sull’investimento delle risorse di Nex Generetion EU in scuola e università. I dati analizzati, che prendono in esame diversi fattori a partire dal 2004, mettono in evidenza il fatto che la scuola già prima del Covid non sembrava in grado di colmare pienamente le lacune di apprendimento e di favorire l’inserimento sociale di chi proviene da situazioni più svantaggiate. Infatti, già nei rapporti pubblicati in passato si evidenzia “l’interruzione del processo di convergenza negli indicatori scolastici che aveva caratterizzato l’intero dopoguerra italiano”. Ripetutamente e da diverse rilevazioni si è evidenziata la divaricazione territoriale nell’offerta di servizi formativi, che si riflettono chiaramente anche nelle competenze degli studenti monitorate dalle indagini Invalsi e Ocse-PISA.
Nelle regioni del Sud gli asili nido rispetto alla popolazione di riferimento sono il 13,5% contro il 32% nel resto del paese. La spesa pro capite dei comuni per i servizi socio-educativi per bambini da 0 a 2 anni è pari a 1.468 euro nelle regioni del Centro, a 1.255 euro nel Nord-Est per poi crollare ad appena 277 euro nel Sud. Il tempo pieno nelle scuole dell'infanzia e primarie è stato garantito al 46% dei bambini nel Centro-Nord, con valori che raggiungono il 50,6% in Piemonte e Lombardia; nel Mezzogiorno in media solo al 16%, in Sicilia la percentuale scende ad appena il 7%. Lo studio mette in luce la debolezza dello Stato nell’offrire un servizio fondamentale per la crescita culturale dei ragazzi oltre che la debolezza finanziaria delle amministrazioni locali, soprattutto dei Comuni nel garantire l’erogazione delle mense scolastiche. Sul fronte della dispersione scolastica gli ultimi anni, seppure abbiano registrato significativi miglioramenti in Italia: dal 20% nel 2008 si è passati al 13,5% nel 2019, (media europea al 10,6%), il Mezzogiorno presenta tassi di abbandono assai più elevati: il 18,2% a fronte del 10,6% delle regioni del Centro-Nord. Valori più elevati si registrano nel Mezzogiorno sia per i maschi (21% a fronte del 13,7% del Centro-Nord) sia per le femmine (16,5% a fronte del 9,6% del Centro-Nord). Riguardo alla formazione universitaria, la ripresa degli immatricolati tra il 2013 e il 2019 ha consentito solo un parziale recupero per il Mezzogiorno, ancora lontano dai valori del 2008, a differenza del Centro-Nord che è ritornato sui valori pre-crisi. Secondo il dato più recente, il Mezzogiorno ha ancora 12.000 immatricolati in meno rispetto al 2008, mentre il Centro-Nord ha registrato circa 30.000 immatricolati in più.
Un particolare approfondimento viene dedicato nell’intera ricerca alle conseguenze della pandemia, che, secondo SVIMEZ “potrebbe esacerbare le iniquità formative esistenti nei sistemi scolastici”. Infatti, la mancanza di device, di condizioni abitative, di strumenti e il contesto familiare svantaggiato spesso coesistono, con gravi ripercussioni sull'eguaglianza delle opportunità che l'istruzione dovrebbe offrire. Significativo è il dato relativo ai ragazzi tra i 6 i 17 anni che vivono in famiglie in cui non sono disponibili dispositivi informatici: il 7,5% al Nord contro 19% nel Mezzogiorno, con dimensioni crescenti in base alle caratteristiche delle famiglie di appartenenza. Nel caso di genitori con al massimo la scuola dell'obbligo, la percentuale di ragazzi che non ha disponibilità di un sussidio informatico nel Sud raggiunge il 34%. Il rischio è che questi ragazzi vengano esclusi dal percorso formativo a distanza con conseguenze rilevanti nei prossimi anni sui tassi di dispersione scolastica.
La FLC CGIL ritiene indispensabile, come già ribadito in occasione del recente incontro con i vertici del Ministero dell’Istruzione sugli interventi relativi alla scuola in vista della prossima Legge di Bilancio, la programmazione di investimenti per un utilizzo davvero significativo delle risorse del Next Generation EU all’interno di un progetto di sviluppo e rilancio del sistema di Istruzione. Per colmare le diseguaglianze del Paese è indispensabile il superamento delle norme che da anni impongono criteri di risparmio nella costituzione delle classi e degli organici docente e ATA, l’eliminazione delle classi pollaio, il ripristino e l’estensione in tutto il Paese del tempo scuola tagliato in questi anni, la stabilizzazione sempre più estesa dei posti di sostegno in linea con i fabbisogni degli studenti con disabilità, insieme ad un massiccio piano di specializzazioni. Abbiamo chiesto un impegno deciso verso l’obbligatorietà della scuola dell’infanzia con risorse da destinare all’ampliamento dell’offerta statale e infine, l’attivazione di estesi processi di stabilizzazione del personale precario che in questi anni e, ancora di più, in questi mesi, ha garantito il funzionamento degli istituti. Le proposte della FLC CGIL guardano allo sviluppo del sistema di istruzione di tutto il paese, sempre in funzione dell’eliminazione delle diseguaglianze e dei divari perché sia garantito a tutte e a tutti l’esercizio dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione.
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