
Riparte il riordino degli istituti tecnici: permane la contrarietà della FLC CGIL
Introdotte piccole modifiche e integrazioni alla bozza di DPR, ma le criticità rimangono tutte.


In data 19 giugno 2024, al fine di produrre eventuali osservazioni è pervenuto alle organizzazioni sindacali il testo, con modifiche e integrazioni apportate alla precedente bozza del Decreto del Presidente della Repubblica attuativo dell’articolo 26 del decreto-legge del 23 settembre 2022, n. 144, convertito dalla legge 17 novembre 2022, n. 175, recante “misure per la riforma degli istituti tecnici”. Infatti, in materia di riordino dell’istruzione tecnica nel mese di marzo è intervenuto il decreto legge n.19/2024 su cui la FLC CGIL ha espresso una valutazione critica perché il provvedimento rende ancora più incisivo, se possibile, il peso del tessuto socioeconomico-produttivo del territorio di riferimento all’interno dell’impostazione ordinamentale dei nuovi istituti tecnici.
Dall’analisi del testo modificato, si evincono solo poche novità: alcuni interventi relativi al percorso di Enotecnico e ai percorsi di Formazione Marittima ma, purtroppo, si rileva che, rispetto alla versione precedente, l’Amministrazione non ha acquisto alcuno dei contributi inviati dalla FLC CGIL il 14 novembre 2023.
Pare opportuno un breve richiamo all’iter del provvedimento.
Com’ è noto, l’articolo 26 del decreto-legge del 23 settembre 2022, n. 144 (Decreto Legge “Aiuti ter”) recante “misure per la riforma degli istituti tecnici” ha previsto la revisione dell'assetto ordinamentale dei percorsi dei suddetti istituti. Il 16 settembre 2022 il Ministero dell’Istruzione comunicava che il Consiglio dei Ministri aveva approvato la bozza di Riforma degli istituti tecnici e professionali. Al netto di qualche passaggio positivo relativo all’istruzione per gli adulti, la FLC CGIL aveva espresso un parere fortemente critico.
A seguito dell’incontro di informativa sindacale del 7 novembre 2023 sulla bozza di DPR. La FLC CGIL aveva avanzato richiesta di confronto in base all’articolo 6 del CCNL “Istruzione e Ricerca”, soprattutto in funzione dell’importanza di un provvedimento che comporta, da un lato, interventi consistenti sul curricolo dei percorsi di istruzione tecnica, sul monte ore, sul relativo profilo educativo e professionale (P.E.Cu.P.) e, dall’altro, introduce modifiche di non poco conto su organici, uffici tecnici, formazione dei docenti, istituzioni di comitati tecnico scientifico di scuola, ecc. Le argomentazioni della FLC CGIL, così come lo stesso parere del CSPI hanno rilevato nell’impianto generale della bozza di riordino degli istituti tecnici diversi e significativi elementi di criticità, a partire dall’introduzione della possibilità di anticipo del PCTO nelle classi seconde. La FLC CGIL considera sbagliato questo precoce avvio per la necessità di mantenere nel biennio un approccio orientativo attraverso le discipline e le attività laboratoriali in particolare per quelle di indirizzo. Per questo motivo la FLC CGIL, che sin dall’inizio aveva richiesto tempi e metodi di confronto più distesi, aveva accolto il rinvio della riforma degli istituti tecnici all’anno scolastico 2025/26, in vista di un più ampio confronto con le organizzazioni sindacali e con tutto il mondo della scuola. Purtroppo, si deve registrare che, nei mesi successivi, nessun confronto è stato attivato e il testo oggi proposto ricalca quello già proposto.
La FLC CGIL, pertanto, ha confermato, come da nota in allegato, la propria contrarietà alla proposta di riordino degli Istituti tecnici, ribadendo che si tratta di una riforma strutturale degli istituti tecnici a costo zero, che avrà effetti negativi sulla formazione degli organici, sui carichi di lavoro del personale e sugli ulteriori obblighi formativi per i docenti.
La visione localistica del sistema di istruzione tecnica rappresenta il vulnus maggiore della riforma perché non considera gli effetti di un mercato del lavoro in continuo cambiamento, contrassegnato su scala nazionale da evidenti divari territoriali; una riforma che va in direzione esattamente opposta rispetto alla congiuntura politico economica globale, caratterizzata da una sempre più marcata esigenza di dare risposte ad un mondo iperconnesso e ipercollegato.
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