
Sciopero scuola 5 maggio: mille colori e una sola voce
Adesioni altissime, scuole chiuse e piazze piene. Pantaleo: “La scuola è in rivolta perché non ne può più”. Riforme, investimenti, contratto, fine del precariato le richieste di tutti i sindacati. I resoconti dalle piazze.


La scuola è il luogo di incontro delle diversità, dei mille colori, del pluralismo, ma oggi ha avuto una sola voce. “Riforma sì, ma non così”. La buona scuola oggi era in piazza, in sette città, dove si sono ritrovati docenti, dirigenti, personale Ata, genitori, studenti, raccolti intorno ai sindacati più rappresentativi dopo avere chiuso le scuole per sciopero. Volti sorridenti di chi ama il proprio lavoro e di chi spera che lo studio gli dia delle chance, questo abbiamo visto in piazza, l’allegria di chi crede che cambiare è possibile, di chi ha molto da dire e pretende più ascolto. In piazza il mondo della scuola ha portato la passione, l’orgoglio, la competenza con cui affronta le mille difficoltà quotidiane, mai risolte da presunte riforme che si inseguono da più di 10 anni e si sono risolte in tagli, abbandono, precariato, incertezze e confusione. È strano che il presidente del consiglio e la ministra dell’istruzione non capiscano le ragioni di questo sciopero. Se guardassero bene i filmati delle manifestazioni vedrebbero l’anima della scuola che si è opposta a un provvedimento di legge senz’anima.
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“La scuola non è più disposta a essere presa in giro”, ha detto il segretario generale della FLC CGIL, Pantaleo, a Roma, “se vogliono davvero assumere 100 mila precari, facciano subito un decreto d’urgenza, altrimenti sono chiacchiere, e si discuta di più nel merito della riforma”. Anche sugli stanziamenti a favore della scuola di cui parla il Governo Pantaleo esprime dubbi: “Nel Def di soldi per la scuola non ce ne sono”.
Le sette piazze italiane hanno dimostrato oggi che la scuola non si fa ricattare né dividere: erano tutti insieme i precari storici e quelli delle graduatorie di istituto, i docenti e i genitori, i dirigenti e il personale Ata, e gli studenti, che il governo, appoggiato da alcuni opinionisti, blandisce dicendo che la scuola è la loro e non dei docenti corporativi e dei loro sindacati. La buona scuola è sempre nata sul campo, dalla collaborazione e dal consenso dei suoi attori, le migliori pratiche, le sperimentazioni più avanzate sono nate così, non da modelli autoritari e dai “presidi-sindaci” così cari al sottosegretario Faraone, non da competizioni che alimentano le disuguaglianze come la proposta di dare il 5xmille alle singole scuole invece che all’intero sistema.
Dopo anni di difficoltà e divisioni FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Gilda, Snals si sono ritrovati insieme per chiedere una scuola migliore: riforme, investimenti, fine del precariato, rinnovo del contratto. Sindacati che raccolgono i consensi di un settore con 1 milione di addetti, che hanno proposte e idee sono una faccia importante della democrazia.
Sciopero scuola 5 maggio 2015 - Roma
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