
Una scuolettina da anni Cinquanta
A circa un mese dall’inizio delle scuole il ministro Moratti «esce bocciato su tutta la linea». Ne è convinto Enrico Panini, segretario nazionale Cgil Scuola, che cita il risultato di un’indagine a campione commissionata dal sindacato.


MILANO. A circa un mese dall’inizio delle scuole il ministro Moratti «esce bocciato su tutta la linea». Ne è convinto Enrico Panini, segretario nazionale Cgil Scuola, che cita il risultato di un’indagine a campione commissionata dal sindacato: «L’85% dei docenti boccia la riforma ed è un risultato omogeneo sul territorio e per ordini scolastici. Questo perché questa legge mette in discussione i valori fondamentali della scuola pubblica, attacca i diritti e perché ormai nessuno crede più agli spot del ministro».
Partiamo dal tutor...
«E’ bloccato quasi ovunque e è in corso una trattativa sindacale. Il modello del supermaestro o superprofessore da “scuolettina anni Cinquanta” risulta professionalmente bocciato».
E il tempo pieno?
«La maggioranza delle scuole ha confermato il tempo pieno di 36-40 ore ma c’è una pressione crescente e preoccupante delle direzioni regionali e di esperti del ministero a trasformarlo in dopo-scuola. L’offerta formativa è stata salvaguardata grazie all’autonomia».
Per quanto riguarda invece le tre «I»: inglese, internet, impresa?.
«E’ rimasta solo l’impresa. Non si è investito sui computer, dicono che sono aumentati perché contano anche quelli rotti e quelli in uso negli uffici. Si fa meno inglese ma anche meno italiano. Resta l’impresa: se verrà approvato un decreto legislativo, la cui discussione partirà a giorni, avremo studenti che lavorano con sotto-salario. E questa sarebbe formazione?».
Per quanto riguarda le nomine degli insegnanti, che punto siamo?
«Nonostante i proclami del ministro, la realtà è che le nomine in ruolo sono state fatte tardivamente, che quelle dei supplenti sono tardive e che in molte scuole non ci sono le graduatorie definitive».
C’è poi la questione dei finanziamenti...
«I 110 milioni di euro previsti dalla Finanziaria sono il 18 per cento di quanto promesso per il 2004/2005 e solo l’1 per cento del piano di finanziamenti del governo. I tagli sono superiori agli investimenti e ci vorrà un secolo per dare alla scuola quello che il governo si è impegnato a dare. Inoltre questa falsa finanziaria prevede il taglio dei trasferimenti agli enti locali il che significa riduzione dei servizi e aumento dei costi delle famiglie. Una cifra ridicola viene poi destinata all’edilizia scolastica: dieci milioni di euro per trentamila sedi da mettere a norma entro il 31 dicembre parte delle quali inagibili. Questa è una strategia oculata di dissanguamento della scuola pubblica».
Anche l’Università è sul piede di guerra.
«L’avvio dell’anno accademico è bloccato ovunque e c’è una solidarietà diffusa, a partire dai senati accademici, alla protesta di tutte le sigle dei docenti e dei sindacati. La situazione è in ebollizione contro un disegno di legge che prevede la scomparsa dei ricercatori e introduce il controllo politico sul reclutamento dei docenti e contro una Finanziaria ostile all’università. E anche qui brilla il ministro che non sente neppure l’obbligo morale di convocare un confronto. A questo punto lo scontro non potrà che aumentare di intensità». (m.v.)
Roma, 17 ottobre 2004
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